Anni 1990

Ricerca e sperimentazione
Il progetto della complessità

I profondi cambiamenti sociali ed economici in atto, la perdita di tensione delle ideologie, le nuove problematiche relative sia al sistema della produzione che a quello del consumo, definiscono un quadro di riferimento sempre più complesso che impone alla “cultura del progetto” e di conseguenza alla didattica del design, la scelta di nuovi atteggiamenti e di nuovi percorsi.

Direttore è l’Arch. Giuseppe Furlanis che orienta la didattica verso la coesistenza, all’interno di un comune atteggiamento metodologico fondato sulla ricerca e sulla sperimentazione, di diverse filosofie progettuali, verso un pluralismo di linguaggi e di tendenze. L’obiettivo è di recuperare all’interno della didattica la complessità che caratterizza il contenuto socio-economico nel quale il designer opera e contestualmente di favorire nello studente una sua specifica identità culturale. All’interno dei corsi viene ridefinita l’area della progettazione che riceve il contributo dei principali protagonisti del design italiano. Furlanis reinterpreta il corso propedeutico orientandolo verso una costante sperimentazione didattica che coniuga atteggiamenti rigorosi nel metodo e nella ricerca scientifica con attività di stimolazione della creatività.

Giuseppe Furlanis, Massimo Iosa Ghini e Biagio Cisotti. Lezione di design all'ISIA Firenze, 1992
Giuseppe Furlanis, Massimo Iosa Ghini e Biagio Cisotti. Lezione di design all’ISIA Firenze, 1992

Gilberto Corretti sollecita gli studenti a ridefinire il prodotto industriale sia in funzione delle dinamiche economico-produttive sia attraverso l’interpretazione dei nuovi modelli di vita. La crescente sensibilità ambientalista si traduce all’interno dell’Istituto in progetti non solo attenti agli aspetti “ecologici” ma anche capaci di instaurare nuove e più articolate relazioni con l’utente: come nel fondamentale e non dimenticato contributo dato alla scuola da Jonathan De Pas, una ricca eredità didattica che ha trovato successivo sviluppo nel corso di Vittorio Bozzoli.

Jonathan De Pas. Revisione di tesi in ISIA Firenze, 1989

La necessità di determinare una maggior qualità del prodotto industriale caratterizza il corso di Andries Van Onck e Gianni Ferrara: le loro analisi partono dalle componenti apparentemente più semplici del progetto quali la funzione e la tecnologia per poi addentrarsi negli aspetti semantici, retorici, estetico rituali.

Teso a coniugare qualità ed innovazione il corso tenuto da Alberto Meda dove sono state recuperate in modo originale le potenzialità offerte dall’innovazione tecnologica; tema questo affrontato successivamente nel corso di Denis Santachiara dove però la tecnologia diviene strumento espressivo di un nuovo linguaggio poetico. Viceversa Paolo Deganello e Isao Hosoe orientano i loro corsi verso nuovi ambiti di ricerca al fine di interpretare e recuperare nella didattica del design i profondi cambiamenti sociali in atto; forte nella loro ricerca la presenza di un carattere multietnico e di componenti rituali. Nel corso di Deganello sono progettate protesi per il corpo, protesi tecnologiche che sfruttano le ampie possibilità espressive offerte dalla microelettronica e strumenti per la cura e il disegno del corpo ispirati a culture diverse. Il corso di Isao Hosoe si è invece orientato verso il recupero della cultura materiale “mediterranea”, verso quel carattere di “nomadismo” che sempre più caratterizza l’epoca post-industriale e verso la “riprogettazione” dei materiali tradizionali. In considerazione del ruolo sempre più significativo assunto dal design della comunicazione sia all’interno della progettazione industriale che mutuandosi come disciplina autonoma è stato istituito all’interno dei corsi un indirizzo di design della comunicazione.

Paolo Deganello. Lezione all'ISIA Firenze, 1992. Foto: Anna Savoretti
Paolo Deganello durante una lezione all’ISIA Firenze, 1992. Foto: Anna Savoretti

Fondamentale in tal senso il contributo offerto da Omar Calabrese entrato a far parte del Comitato Scientifico Didattico con Ernesto Gismondi, Ernesto Rampelli, Roberto Segoni e Pierluigi Spadolini. Sin dall’inizio degli anni ’90 è inserito nel piano degli studi un corso di semiotica tenuto da Renato Pedio e successivamente da Paolo Albani e Michela Deni.

Al fianco dei docenti che da anni affrontano il tema della comunicazione: Siliano Simoncini (Ricerca Visiva), Mario Lovergine (Grafica e Comunicazione del Design), Silvana Scoti e Anna Savoretti (Fotografia e Video) entrano a far parte del corpo docente: Daniele Barbieri (Comunicazione di Massa), Antonio Glessi (Tecniche di Comunicazione), Paolo Barberis ed il Gruppo Dadanet (Progettazione multimediale ed Internet), lo Studio Azzurro (Videografica) ed i Giovanotti Mondani Meccanici (Installazioni Multimediali) oltre al contributo con attività seminariali del gruppo Krypton di Antonio Caronia, Francesca Alfano Miglietti, Pierluigi Capucci.

Mario Lovergine davanti ad una selezione dei suoi manifesti affissi ia Firenze
Mario Lovergine davanti ad una selezione dei suoi manifesti

Nel biennio conclusivo l’area della comunicazione diviene un indirizzo opzionale, così come opzionali sono i corsi di Architettura e di Progettazione Ambientale tenuti rispettivamente da Aurelio Porro e Denis Santachiara. Sebbene l’attività dell’ISIA di questi anni ’90 sia stata presentata attraverso la descrizione degli orientamenti dell’area della progettazione, è utile evidenziare che la qualità dei risultati raggiunti, testimoniata dai successivi riconoscimenti ricevuti, deve essere attribuita al prezioso contributo offerto dalle diverse discipline proprio perché la progettazione è essenzialmente un atto interdisciplinare.