Anni 1980
Contrapposizione di linee metodologiche-didattiche
Le lusinghe del progetto
Il design italiano è connotato dalla coesistenza di posizioni concettuali, linee di tendenza, filosofie di progetto molto diversificate e per alcuni aspetti contrapposte.
L’ISIA, diretto agli inizi degli anni ’80 dal Prof. Cecchetti, vive la temperie di questi anni con vivacità di dibattito. All’interno dei corsi si evidenzia una contrapposizione di linee metodologico-didattiche. A fianco di una tendenza “ortodossa” di impronta funzionalista, che trova sviluppo nel lavoro didattico svolto da Roberto Segoni, Roberto Politi, Gianni Ferrara, Duccio Trasinelli e Francesco Trabucco, si sviluppa un atteggiamento “eversivo” orientato a caricare l’oggetto di accentuazioni espressivo-culturali. Principali interpreti di questa seconda tendenza sono Paolo Bettini, Gianfranco Gasparini, Antonio Rossin e, su posizioni più autonome, Denis Santachiara e Mario Lovergine.
Nello stesso periodo Enzo Mari persegue il suo obiettivo didattico con un “laboratorio di design” in cui gli studenti affrontano tematiche di impegno sociale e di riflessione filosofica, e che mirano a coniugare forma e significato.
Soprattutto per l’impegno di Paolo Bettini e Gianfranco Gasparini, l’ISIA promuove dibattiti, seminari e convegni; organizza e partecipa a mostre di rilevanza internazionale: Casa di lusso triennale di Milano 1983, Strategie d’intesa triennale di Milano 1985, concorso internazionale Italia’s cup del 1986-87-88. Attività che pongono l’ISIA di Firenze tra i protagonisti del dibattito culturale sulla progettazione.
Nel 1985 diviene Direttore dei corsi Giovambattista Landi. La tendenza del “Design creativo” va esaurendosi e l’ISIA torna a confrontarsi con la realtà produttiva, cercando un nuovo rapporto tra scuola e mondo della produzione e sollecitando gli studenti ad una attenta analisi del reale. Un contributo fondamentale viene offerto da Gilberto Corretti, Jonathan De Pas affiancato da Vittorio Bozzoli, e ancora da Enzo Mari affiancato da Aurelio Porro.