La copertina del libro "Michele Provinciali - Maestro del design"
A cura di Bruno Bandini, Antonio Motolese, Francesco Ramberti

Michele Provinciali – Maestro del design

Raccolgo le cose comuni… quelle che si vedono sempre e non si guardano

Interventi di: Franco Mariani, Vittorio Gregotti, Italo Lupi, Carlo Forcolini, Mario Piazza, Isa Vercelloni, Giuseppe Pontiggia, Giorgio Celli, Pino Parini, Gillo Dorfles, Massimo Casamenti, Raffaello Baldini e Michele Provinciali
Editore: Gangemi
Collana: Maestri del Design
Anno: 2006

www.gangemi.it

La collana Maestri del Design nasce dalla collaborazione dei quattro Istituti Superiori per le Industrie Artistiche: ISIA Faenza, ISIA Firenze, ISIA Roma, ISIA Urbino e dedica la prima pubblicazione a Michele Provinciali, un maestro a tutto campo: è stato, infatti, art-director, designer, grafico, artista, pittore e insegnante.

“Nell’estate del ’68 mi congedavo dall’insegnamento e dalla professione. Iniziavo un lungo viaggio che dalla costa della Turchia mi avrebbe condotto nel Sistan, territorio pressoché sconosciuto, dove ho vissuto circa due mesi, viaggiando su tracce di piste abbandonate, dormendo su brandine nei fortini militari, fatti di argilla impastata con acqua e paglia, con l’alzabandiera di primo mattino, l’odore dei cavalli mescolato con l’odore del pane appena sfornato.”
– Michele Provinciali

“La realizzazione di oggetti come “entità” a sé stanti è indubbiamente una delle caratteristiche della nostra epoca. Anche se, lungo i millenni d’una creazione artigianale, l’uomo era diventato un “creatore d’oggetti”, certamente è solo nella nostra era postindustriale che questo fatto assume un valore così universale e ubiquitario, per una precisa ragione: la possibilità iterativa che ha popolato il nostro universo di elementi la cui caratteristica non è tanto quella di essere più o meno economici, più o meno estetici, quanto di essere costantemente “spendibili”. La stessa “tesaurizzazione” degli stessi dipende dalla loro ubiquitarietà. L’operazione compiuta da Provinciali, insomma, è basata sul riconoscimento d’una particolare espressività che questi modesti contenitori di plastica assumevano in seguito, all’azione del mare, delle onde, della sabbia che li ha deformati, alterandone profondamente la sagoma, ma lasciando tuttavia riconoscibili le primitive forme essenziali.”
– Gillo Dorfles

“… un antidoto, somministrato in anticipo contro l’aggressività e la banalità del mercato delle immagini e la loro monotona ripetizione ad opera delle tecnologie. E un monito a chi vuole fare questo mestiere. Soprattutto oggi.”
– Francesco Ramberti