Progetto Mangrovia, dettaglio di un anello di vasche di coltivazione riempite di piante di lattuga mature

Mangrovia

Di Lorenzo Capparucci
#Biennio
#Tesi
#DesignDelProdotto

Sistema autosufficiente per la coltivazione idroponica verticale industriale che garantisce una produzione del 75% superiore rispetto ai sistemi tradizionali

  • Studente: Lorenzo Capparucci
  • Tesi: di II livello in Design del Prodotto
  • Anno Accademico: 2019 / 2020
  • Relatore: Simone Paternich
  • Correlatrice esterna: Stefania Quaini
  • Collaborazioni: FEEM, Omron e Università di Bologna

Il progetto Mangrovia è stato realizzato in collaborazione con FEEM (Fondazione Eni Enrico Mattei), con il supporto tecnico di Omron (importante azienda multinazionale nell’area dell’automazione e robotica) e con il supporto scientifico dell’Università di Bologna (Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agroambientali).

Mangrovia, vista contestualizzata di un capannone industriale contenente il sistema idroponico

Oggi possiamo produrre cibo in nuovi spazi. Al chiuso, nelle città. Anche in luoghi in cui non c’è affatto terra. Grazie alla coltivazione idroponica e al verticale farming. Per coltivazione idroponica s’intende una delle tecniche di coltivazione fuori suolo: la terra è sostituita da un substrato inerte (argilla espansa, perlite, lana di roccia…) e la pianta viene irrigata con una soluzione nutritiva composta dall’acqua e da composti necessari ad apportare tutti gli elementi indispensabili alla normale nutrizione minerale.
E mentre le città continuano a crescere, il vertical farming reduce le emissioni causate dal trasporto del cibo, fa un migliore uso dell’acqua e delle risorse e consolida il tessuto sociale della città.

Mangrovia, nasce da queste riflessioni: è un sistema autosufficiente per la coltivazione idroponica verticale industriale che garantisce una produzione del 75% superiore rispetto ai sistemi tradizionali. È costituita da elementi modulabili in pianta e in altezza per riuscire a sfruttare al massimo l’ambiente in cui viene inserito. Poggiando su un singolo pilastro centrale, sono ridotti al minimo gli spazi inutilizzati. Il lavoro è reso possibile grazie a robot che si muovono tra i moduli e si agganciano sui pilastri per percorrerli in altezza.

Lo stato nutritivo delle singole strutture è costantemente controllato attraverso numerosi sensori. I sensori mandano i segnali al sistema di controllo, che comunica agli attuatori (il team di robot) i diversi comandi da svolgere. Tutte le operazioni, dalla piantumazione dei germogli alla raccolta, sono svolte in modo preciso, automatico e veloce.