Omaggio a Andries Van Onck
21 Maggio 2018
Lo scorso 18 maggio ci ha lasciati Andries Van Onck, designer, teorico e docente storico dell’ISIA Firenze.
Il ricordo del nostro Direttore, Giuseppe Furlanis:
Quando nell’anno accademico 1989/90 fui nominato direttore del’ISIA di Firenze, il primo designer a cui chiesi di far parte del corpo docente dell’Istituto fu Andries Van Onck. Ebbi modo di conoscere Andries nel 1969 all’ISA di Cantù, quando fu invitato da Attilio Marcolli ad intervenire nel suo corso di Educazione alla visione. Esperienza didattica raccolta nel libro “Teoria del campo” ed. Sansoni.
Trovai, già allora, particolarmente interessanti gli interventi di Van Onck, per la sua capacità di considerare la complessità dell’azione progettuale, illustrando la molteplicità dei saperi scientifici che concorrono al suo sviluppo, i riflessi sociali, le connotazioni semantiche, per poi calarsi maggiormente negli aspetti funzionali e tecnico/produttivi. Una capacità di interpretare il design come sistema complesso, probabilmente appresa all’HfG di Ulm, dove si è diplomato nel 1959, dopo una precedente esperienza formativa in Olanda, sempre nell’ambito del design, con Gerrit T. Rietveld.
Negli anni sessanta, oltre ad avviare con successo la sua attività professionale, tra cui si ricorda la collaborazione con Ettore Sottsass per il design dei primi calcolatori Olivetti, tra cui il celebre Elea 9003, ebbe un ruolo di rilievo nell’avvio in Italia delle prime scuole di disegno industriale, i CSDI. Importante la fu sua collaborazione, negli anni sessanta, con il CSDI di Roma dove fu invitato ad insegnare dall’allora direttore Aldo Calò e da Filiberto Menna, assieme ad altri docenti che avevano gravitato attorno all’HfG di Ulm, tra cui Giovanni Anceschi, Paola Mazzetti, Rodolfo Bonetto.
Per la sua capacità di intendere la progettazione come un sistema complesso, considerando nella didattica la molteplicità delle conoscenze che concorrono allo sviluppo di un progetto di design, valorizzando i contenuti pedagogici attraverso una particolare attenzione agli aspetti teorici e metodologici, mi appariva in quegli anni ’90 un contributo essenziale all’ISIA di Firenze. Un contributo che è durato molti anni. Docente di design al terzo anno di corso, in parallelo al corso di Isao Hosoe, in collaborazione prima con Gianni Ferrara e negli ultimi anni con Biagio Cisotti.
Andries, che ci ha lasciato in questi giorni, ha lasciato anche una ricca eredità. Moltissimi i sono i designer che hanno studiato e si sono diplomati con la sua guida. Alcuni di questi sono ora, a loro volta, docenti di design, e si spera siano capaci di mantenere vivo il suo insegnamento.
“Sul versante della metodologia l’istituto ha ricevuto un prestigioso contributo da Andries Van Onck, docente di metodologia e design all’ISIA di Firenze dal 1990, ma la cui collaborazione con gli ISIA risale al periodo della loro fondazione. Come ha anche osservato Tomás Maldonado , nell’impostazione didattica di Van Onck si avvertono chiare radici ulmiane. Più che dell’insegnamento di Gerrit T. Rietveld, di cui Van Onck è stato prima allievo presso la prestigiosa Scuola di design dell’Aja e poi collaboratore, si sentono gli esiti della sua lunga amicizia e collaborazione con Walter Zeischegg, figura di primo piano dell’HfG di Ulm per i suoi studi sulla morfologia. Andies Van Onck ha però saputo attualizzare in forma continua quell’insegnamento per adeguarlo alle esigenze formative sempre in evoluzione, allo sviluppo del pensiero scientifico, al carattere di dinamica complessità che caratterizza il contesto nel quale il design contemporaneo opera. La sua concezione didattica è chiaramente esposta nel suo testo Design – il senso delle forme dei prodotti, edito da Lupetti e utilizzato come libro di testo in numerosi corsi di Disegno Industriale.
Van Onck cerca la qualità didattica come risultato di una grammatica compositiva fondata su specifici assunti teorici; questa non deriva mai da un empirismo semplificativo ma dalla sinergia di più fattori: funzionali, tecnologici, sociali e, non certo ultimi perché propri del design, estetico-poetici di natura retorica. Quindi una grammatica compositiva complessa che ingloba tutti i fattori che intervengono negli esiti finali di un prodotto, compreso il costo. Da saggio maestro Andries Van Onck gioca spesso a spiazzare gli studenti con temi di ricerca imprevedibili e, a volte, paradossali. Temi che obbligano gli studenti ad elaborare riflessioni originali e percorrere strade di analisi inconsuete. Così come consiglia loro di leggersi Crescita e forma di D’Arcy W. Thompson, per comprendere la genesi delle forme naturali, li invita a confrontarsi con argomenti quali: la forma del silenzio o l’estetica del vuoto attraverso un continuo gioco di rimandi tra cultura occidentale e cultura orientale. Un gioco nel quale coinvolge spesso Iroko Takeda che all’ISIA ha tenuto delle affascinanti lezioni sul Wabi – Sabi e sulle sue relazioni con il design. Gli interventi di Takeda hanno sempre saputo coinvolgere gli studenti in un cerimoniale che, ponendo attenzione alle cose semplici e ai gesti elementari, ha permesso loro di accogliere nuove sensazioni e di elaborare nuove modalità di pensiero”
Estratto del testo “L’IDENTITÀ MOLTEPLICE – Percorsi per una didattica del design” di Giuseppe Furlanis all’interno del libro Design qualità e valore di F. Burkardt ed. Gangemi