Il Dedalo dell’Immagine
A cura di Maurizio Comparini
Il design e il problema della raffigurazione
Una storia lunga più di secolo
Prefazione di: Giuseppe Furlanis
Contributi di: Dante Nannoni, Mariella De Martino, Riberto Politi, Maurizio Comparini, Anthony Lee
Editore: Alinea
Collana: Didattica del Design
Anno: 2008
ISBN-13: 9788860552563
Un volume che conduce all’interno dei meccanismi di percezione e costruzione dell’immagine, appunto il dedalo dei percorsi, reali e virtuali, che ne determinano la forma e possono sovrintendere alla sua realizzazione. Comunemente con la parola disegno si fa riferimento ad un aspetto concettuale di una specifica attività, che procedendo così dai dati dell’esperienza, ma anche da quelli della ragione, si esprime e quindi comunica tramite una serie coordinata di segni per fissare sopra una superficie tanto l’immagine di una figura reale, quanto un’idea di quella figura.
“La scarsa abitudine che si ha di scrivere e di leggere scritti sulle arti, rende difficile spiegare in modo intelligibile le cose difficili. Da qui nasce la necessità delle figure. Si potrebbe dimostrare con mille esempi che un puro e semplice dizionario della lingua, per ben fatto che sia, non può fare a meno di figure, senza cadere in definizioni oscure e vaghe; quanto dunque, a più forte ragione, quest’aiuto non ci sarebbe necessario? Un’occhiata all’oggetto o alla sua rappresentazione dice più di una pagina scritta.”
Denis Diderot (1713-84)
“Comunemente con la parola disegno si fa riferimento ad un aspetto concettuale di una specifica attività, che procedendo così dai dati dell’esperienza ma anche da quelli della ragione, si esprime e quindi comunica tramite una serie coordinata di segni per fissare sopra una superficie tanto l’immagine di una figura reale, quanto un’idea di quella figura. Naturalmente è noto che esistono molte categorie o meglio, molte tipologie disegnative, le quali attraverso innumerevoli tecniche grafiche permettono di realizzare particolari immagini nei vari campi di questa attività”.
“In altre parole, il disegno è un linguaggio che ci consente, attraverso la figurazione, non solo di introiettare razionalmente gli aspetti visibili del mondo esterno riconducendoli a schemi grafici di natura cognitiva e rappresentativa, ma anche di estrinsecare la nostra interiorità riflessiva, immaginativa, emotiva convertendo l’astrattezza del pensiero e del sentire in un insieme di linee, geometrie, volumi, cromatismi. La valenza molteplice del disegno, l’essere mezzo di approccio pragmatico e conoscitivo da una parte, ma anche espressivo e creativo dall’altra, costituiscono il filo conduttore del rapporto che lega il disegno al design”.
“Il rendering viene spesso associato al momento della presentazione finale del progetto. All’interlocutore (un cliente, una commissione di tesi) viene proposta una simulazione comunque arbitraria dell’aspetto reale e delle qualità di ciò che è stato progettato. Qualcosa che si pone a metà tra l’esigenza di impressionare l’interlocutore e quella di verificare il risultato del nostro lavoro, “ospitando” nel mondo reale oggetti che ancora non esistono. Questi sono così rappresentati isolati o collocati in una ambientazione coerente, spesso con realismo fotografico, quasi a voler consacrare la validità del progetto e confermare la sua dignità di essere realizzato”.
“La situazione è totalmente cambiata quando gli alunni di quelle scuole che per prime si erano dotate di strumenti CAD sono usciti e hanno cominciato ad entrare nel mondo del lavoro e dell’insegnamento, portando vera innovazione, non avendo quei “timori reverenziali” verso il nuovo, tipici di ogni passaggio generazionale. I livelli raggiunti da questo sviluppo tecnologico sono oramai di tutto rispetto, ma l’esperienza di questi anni di grande espansione ha dimostrato che i risultati migliori arrivano prevalentemente da utenti con alto livello di preparazione specifica per il disegno tradizionale e per quelle materie che inducono al ragionamento logico”.